FAQ
FAQ
01. Che cos’è un termovalorizzatore e qual è la differenza rispetto a un inceneritore?
In una gestione sostenibile e virtuosa dei rifiuti, un ruolo fondamentale è svolto dai termovalorizzatori, gli impianti che trattano quella parte di rifiuti che non può essere riciclata, producendo al contempo energia.
Il termine termovalorizzatore è stato introdotto per distinguere i nuovi impianti dai vecchi inceneritori: i termovalorizzatori, infatti, garantiscono il recupero dell’energia derivante dai rifiuti conferiti e – con l’ausilio delle moderne tecnologie nel trattamento dei fumi – l’abbattimento delle sostanze inquinanti. La normativa non consente più di costruire inceneritori privi di recupero energetico.
02. Termovalorizzazione e raccolta differenziata sono alternativi?
Negli ultimi decenni in Europa si è diffusa una cultura della gestione dei rifiuti orientata all’integrazione delle diverse componenti, che segue due linee guida tra loro complementari: da un lato, la riduzione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, dall’altro, la valorizzazione energetica dei rifiuti che non si possono differenziare. La termovalorizzazione, in tal senso, rappresenta l’ultimo anello di un sistema integrato dei rifiuti ed è la risposta più efficiente e sostenibile per recuperare l’energia contenuta nei rifiuti non differenziabili.
Pertanto, la termovalorizzazione dei rifiuti non è contrapposta alla raccolta differenziata finalizzata al riciclo: si tratta infatti di due processi che occorre integrare per ottimizzare la gestione dei rifiuti urbani.
Ad esempio – nel territorio della Città Metropolitana di Torino – da quando è stata decisa la realizzazione di un termovalorizzatore la percentuale di raccolta differenziata è migliorata passando dal 18% del 2000 all’attuale 57% (dato del 2023).
03. Quali benefici può portare un termovalorizzatore al territorio su cui si insedia?
Tra i benefici dell’attività di un termovalorizzatore si può annoverare il superamento del conferimento del rifiuto (residuo da raccolta differenziata) tal quale in discarica.
I termovalorizzatori, infatti, offrono alcuni importanti vantaggi: consentono il recupero dell’energia contenuta nei rifiuti (restituendola come energia elettrica e/o termica), consentono un ulteriore recupero di materia a partire dagli scarti di incenerimento riducendo drasticamente il rifiuto da conferire in discarica (le scorie trovano reimpiego in campo industriale).
La termovalorizzazione permette di conseguenza di limitare l’utilizzo dei combustibili fossili che dovrebbero essere impiegati per produrre la stessa quantità di energia, preservando così materie prime.
Infine, il passaggio dal sistema discarica al sistema termovalorizzatore permette alla filiera di gestione di migliorare il bilancio emissivo di CO2 (le discariche e le fonti energetiche sostituite dal termovalorizzatore sono anch’esse sorgenti di gas serra). Inoltre, dal punto di vista ambientale, la soluzione della termovalorizzazione ha un impatto minore rispetto allo smaltimento in discarica.
04. È vero che ormai in Europa e nel mondo non si costruiscono più termovalorizzatori e si cerca di dismettere quelli esistenti?
L’incenerimento con recupero energetico dei rifiuti non è un metodo in disuso. Nel 2022, nell’Unione Europea, sono stati avviati a incenerimento circa 100 milioni di tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani (Fonte: CEWEP - Confederation of European Waste-to-Energy Plants, 2022).
Attualmente, in Europa sono attivi più di 498 termovalorizzatori (Fonte: CEWEP - Confederation of European Waste-to-Energy Plants, 2022) e i paesi europei più virtuosi nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti ricorrono all’incenerimento con recupero energetico: in particolare Belgio e Germania, ma anche Svezia, Finlandia e Olanda (www.cewep.com).
Con 116 termovalorizzatori la Francia è il paese europeo con il maggior numero di impianti; la Germania, invece, è quello che brucia la maggior quantità di rifiuti a fronte di 91 impianti operativi. In Olanda sorgono alcuni fra i più grandi termovalorizzatori d’Europa: uno addirittura brucia circa 1.400.000 tonnellate di rifiuti all’anno. Considerando, quindi, che questo sistema di gestione è molto diffuso anche al di fuori dell’Europa – come in Usa, Canada e Giappone – è evidente come non solo la termovalorizzazione continui ad essere utilizzata in tutto il mondo, ma sia diventata uno strumento per gestire al meglio i rifiuti indifferenziati dei paesi più virtuosi dal punto di vista ambientale.
05. Quando è entrato in funzione il termovalorizzatore di Torino?
La costruzione del termovalorizzatore è iniziata nel febbraio 2010 e si è conclusa ad aprile 2013. Dopo una fase di test e collaudo prestazionale durata un anno, come previsto dalla concessione rilasciata dall’Autorità d’ambito per i Rifiuti (ATO-R), l’impianto è in esercizio commerciale a partire dal 1° maggio 2014.
06. In quanti anni è stimata la vita operativa del termovalorizzatore di Torino?
L’affidamento a TRM è stato concesso da ATO-R per un periodo di 20 anni (fino al 2034).
07. Che cosa brucia il termovalorizzatore di Torino?
Il termovalorizzatore di Torino brucia rifiuti solidi urbani residui da raccolta differenziata (RSU) e rifiuti speciali assimilabili agli urbano (RSA).
08. Il termovalorizzatore di Torino può trattare anche rifiuti tossici o pericolosi?
No, non può trattare né rifiuti pericolosi né tossici, poiché è stato autorizzato dalla Città Metropolitana di Torino solo per ricevere rifiuti urbani residui dalla raccolta differenziata (ciò che altrimenti verrebbe conferito in discarica) e rifiuti speciali assimilabili agli urbani.
09. Quanto e quale gas viene impiegato? A quale scopo?
Normalmente, i rifiuti bruciano per autocombustione – tuttavia, in situazioni particolari del processo di combustione (es. abbassamento della temperatura in camera di combustione) – si fa ricorso al metano per mantenere i parametri a livelli ottimali garantendo così il rispetto dei limiti normativi. Il principale utilizzo del metano è, inoltre, legato ai momenti di avviamento e arresto dei forni.
Il consumo annuale previsto è pari a circa 1.500.000 sm3 (standard metri cubi) all’anno che equivalgono, in termini energetici, a circa l’1% dell’energia contenuta nei rifiuti trattati.
10. Quali e quanti residui produce l’impianto di Torino?
Il processo di termovalorizzazione genera residui che derivano dalla combustione (scorie e materiali ferrosi) e dalla depurazione dei fumi (ceneri e Prodotti Sodici Residui – PSR).
Le scorie (circa il 21% in peso dei rifiuti in ingresso) sono la parte incombusta dei rifiuti: una volta cadute dalla griglia, vengono raffreddate e – attraverso nastri trasportatori – depositate in una fossa di accumulo. Durante questo percorso, alcune elettrocalamite separano dalle scorie eventuali residui ferrosi (circa 2% in peso), che vengono stoccati a parte per poter essere avviati a riciclo. Le scorie sono trattate in appositi impianti e poi utilizzate come materiale da costruzione (es. produzione del cemento, conglomerati bituminosi).
Le ceneri leggere (circa 2% in peso), invece, derivano dall’attività dell’elettrofiltro mentre i PSR (circa l’1,5% in peso) sono costituiti da ciò che viene trattenuto dal filtro a maniche: entrambi i residui sono di tipo pericoloso, perché contengono sostanze inquinanti, e – una volta stoccati in silos – vengono inviati ad impianti appositi dove sono sottoposti a inertizzazione per poi essere avviati a recupero o a smaltimento.
11. La termovalorizzazione dei rifiuti può provocare odori sgradevoli?
La possibile generazione di odori sgradevoli è stata oggetto di scrupolosa valutazione in fase di progettazione e, pertanto, sono state previste misure atte a impedirne la diffusione. In particolare, la fossa che accoglie i rifiuti è mantenuta costantemente in depressione rispetto all’ambiente esterno: infatti, l’aria entra nell’impianto e non ne fuoriesce, poiché viene aspirata e inviata direttamente ai forni dove – partecipando al processo di combustione – perde le sue qualità odorifere. A ulteriore garanzia, in caso di fermata totale o parziale dell’impianto, entra in funzione un sistema in grado di garantire ugualmente la depressione della fossa e di deodorizzare il flusso d’aria attraverso filtri a carbone attivo.
È tuttavia necessario sottolineare che i termovalorizzatori hanno un impatto olfattivo potenziale trascurabile e decisamente minore di una discarica per alcuni fattori intrinseci: i rifiuti accumulati prima della combustione sono minori rispetto alle volumetrie di una discarica e, comunque, lo stoccaggio avviene in un ambiente chiuso.
12. Qual è la quantità annua di acqua necessaria per il funzionamento del termovalorizzatore di Torino?
Il principale fabbisogno idrico necessario al funzionamento del termovalorizzatore è dovuto al ciclo termico e, in particolare, al suo raffreddamento: si tratta di acqua non potabile che non entra mai in contatto con i rifiuti o con sostanze pericolose. Tale flusso viene ricircolato 5 volte prima di essere scaricato nel sistema fognario comunale. Il consumo è pari a circa 1.000.000 di metri cubi ogni anno.
Facendo una proporzione, considerando il bacino di utenza dell’impianto, il termovalorizzatore impiega poco più di 1,5 litri di acqua non potabile al giorno per smaltire il rifiuto prodotto da ciascun utente servito.
13. Quali sono gli organismi di controllo che verificano la corretta gestione dell’impianto?
Il termovalorizzatore è subordinato al controllo di molteplici organismi:
14. Le informazioni sulle emissioni sono rese pubbliche?
Per garantire completa trasparenza verso le istituzioni e i cittadini, i valori emissivi del termovalorizzatore vengono pubblicati quotidianamente sul sito internet di TRM e su quello del Comitato Locale di Controllo; inoltre, vengono trasmessi attraverso alcuni monitor collocati nelle sedi dei Comuni limitrofi all’impianto e fuori dall’impianto stesso.
15. Il termovalorizzatore di Torino beneficia di Certificati verdi?
La quota di energia prodotta dal termovalorizzatore di Torino ha diritto al rilascio dei Certificati Verdi per la sola quota parte imputabile alla frazione biodegradabile del rifiuto.
16. È prevista una riqualificazione delle zone limitrofe all’impianto?
La costruzione del termovalorizzatore prevede compensazioni una-tantum alle comunità locali nel raggio di 2 km dall’impianto per finanziare “interventi di miglioramento della qualità del territorio e della qualità della vita dei cittadini” pari al 10% dell’importo dei lavori di realizzazione, ovvero circa € 24.000.000. La Regione Piemonte e la Città metropolitana di Torino cofinanziano tali opere rispettivamente per circa € 9.000.000 ed € 1.200.000, per un totale di quasi 35 milioni di euro.
Nel 2008, nel 2013 e nel 2015 sono stati siglati tre Accordi di Programma tra TRM e gli Enti territoriali di competenza (Città Metropolitana di Torino e comuni di Torino, Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta e Rivoli) nei quali viene stabilita la destinazione dei fondi e definita la tipologia di opere da realizzare.
17. È possibile visitare l’impianto?
Sì, vengono organizzate visite guidate; per prenotarsi è sufficiente inviare una richiesta all’indirizzo e-mail visiteguidate@trm.to.it o registrarsi direttamente sul sito di TRM alla pagina dedicata.