Faq

01. Che cos’è un termovalorizzatore e qual è la differenza rispetto a un inceneritore?

In una gestione sostenibile e virtuosa dei rifiuti, un ruolo fondamentale è svolto dai termovalorizzatori, gli impianti che trattano quella parte di rifiuti che non può essere riciclata, producendo al contempo energia.
Il termine termovalorizzatore è stato introdotto per distinguere i nuovi impianti dai vecchi inceneritori: i termovalorizzatori, infatti, garantiscono il recupero dell’energia derivante dai rifiuti conferiti e – con l’ausilio delle moderne tecnologie nel trattamento dei fumi – l’abbattimento delle sostanze inquinanti. La normativa non consente più di costruire inceneritori privi di recupero energetico.

02. Termovalorizzazione e raccolta differenziata sono alternativi?

Negli ultimi decenni in Europa si è diffusa una cultura della gestione dei rifiuti orientata all’integrazione delle diverse componenti, che segue due linee guida tra loro complementari: da un lato, la riduzione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, dall’altro, la valorizzazione energetica dei rifiuti che non si possono differenziare. La termovalorizzazione, in tal senso, rappresenta l’ultimo anello di un sistema integrato dei rifiuti ed è la risposta più efficiente e sostenibile per recuperare l’energia contenuta nei rifiuti non differenziabili.
Pertanto, la termovalorizzazione dei rifiuti non è contrapposta alla raccolta differenziata finalizzata al riciclo: si tratta infatti di due processi che occorre integrare per ottimizzare la gestione dei rifiuti urbani.
Ad esempio – nel territorio della Città Metropolitana di Torino – da quando è stata decisa la realizzazione di un termovalorizzatore la percentuale di raccolta differenziata è migliorata passando dal 18% del 2000 all’attuale 50% (dato del 2013 – ultimo dato disponibile).

03. Quali benefici può portare un termovalorizzatore al territorio su cui si insedia?

Tra i benefici dell’attività di un termovalorizzatore si può annoverare il superamento del conferimento del rifiuto (residuo da raccolta differenziata) tal quale in discarica. I termovalorizzatori, infatti, offrono alcuni importanti vantaggi: consentono il recupero dell’energia contenuta nei rifiuti (restituendola come energia elettrica e/o termica), consentono un ulteriore recupero di materia a partire dagli scarti di incenerimento riducendo drasticamente il rifiuto da conferire in discarica (le scorie trovano reimpiego in campo industriale).
La termovalorizzazione permette di conseguenza di limitare l’utilizzo dei combustibili fossili che dovrebbero essere impiegati per produrre la stessa quantità di energia, preservando così materie prime.
Infine, il passaggio dal sistema discarica al sistema termovalorizzatore permette alla filiera di gestione di migliorare il bilancio emissivo di CO2 (le discariche e le fonti energetiche sostituite dal termovalorizzatore sono anch’esse sorgenti di gas serra). Inoltre, dal punto di vista ambientale, la soluzione della termovalorizzazione ha un impatto minore rispetto allo smaltimento in discarica.

04. È vero che ormai in Europa e nel mondo non si costruiscono più termovalorizzatori e si cerca di dismettere quelli esistenti?

L’incenerimento con recupero energetico dei rifiuti non è un metodo in disuso. Nel 2012, nell’Unione Europea, sono stati avviati a incenerimento circa 57milioni di tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani (Fonte: ISPRA – Rapporto Rifiuti Urbani Ed. 2014).
Attualmente, in Europa sono attivi più di 450 termovalorizzatori (Fonte: ISPRA Federambiente – Rapporto sul recupero energetico dei rifiuti urbani in Italia Ed. 2014) e i paesi europei più virtuosi nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti ricorrono all’incenerimento con recupero energetico: in particolare Francia e Germania, ma anche Svezia, Danimarca e Olanda (www.cewep.com). Con 128 termovalorizzatori la Francia è il paese europeo con il maggior numero di impianti; la Germania, invece, è quello che brucia la maggior quantità di rifiuti a fronte di 80 impianti operativi. In Olanda sorgono alcuni fra i più grandi termovalorizzatori d’Europa: uno addirittura brucia circa 1.400.000 tonnellate di rifiuti all’anno. Considerando, quindi, che questo sistema di gestione è molto diffuso anche al di fuori dell’Europa – come in Usa, Canada e Giappone – è evidente come non solo la termovalorizzazione continui ad essere utilizzata in tutto il mondo, ma sia diventata uno strumento per gestire al meglio i rifiuti indifferenziati dei paesi più virtuosi dal punto di vista ambientale.

05. Quando è entrato in funzione il termovalorizzatore di Torino?

La costruzione del termovalorizzatore è iniziata nel febbraio 2010 e si è conclusa ad aprile 2013. Dopo una fase di test e collaudo prestazionale durata un anno, come previsto dalla concessione rilasciata dall’Autorità d’ambito per i Rifiuti (ATO-R), l’impianto è in esercizio commerciale a partire dal 1° maggio 2014.

06. In quanti anni è stimata la vita operativa del termovalorizzatore di Torino?

L’affidamento a TRM è stato concesso da ATO-R per un periodo di 20 anni (fino al 2034).

07. Che cosa brucia il termovalorizzatore di Torino?

Il termovalorizzatore di Torino brucia rifiuti solidi urbani residui da raccolta differenziata (RSU) e rifiuti speciali assimilabili agli urbano (RSA).

08. Il termovalorizzatore di Torino può trattare anche rifiuti tossici o pericolosi?

No, non può trattare né rifiuti pericolosi né tossici poiché è stato autorizzato dalla Città Metropolitana di Torino solo per ricevere rifiuti urbani residui dalla raccolta differenziata (ciò che altrimenti verrebbe conferito in discarica) e rifiuti speciali assimilabili agli urbani.

09. Quanto gas viene impiegato? A quale scopo?

Normalmente, i rifiuti bruciano per autocombustione – tuttavia, in situazioni particolari del processo di combustione (es. abbassamento della temperatura in camera di combustione) – si fa ricorso al metano per mantenere i parametri a livelli ottimali garantendo così il rispetto dei limiti normativi. Il principale utilizzo del metano è, inoltre, legato ai momenti di avviamento e arresto dei forni.
Il consumo annuale previsto è pari a circa 1.500.000 sm3 (standard metri cubi) all’anno che equivalgono, in termini energetici, a circa l’1% dell’energia contenuta nei rifiuti trattati.

10. Quali e quanti residui produce l’impianto di Torino?

Il processo di termovalorizzazione genera residui che derivano dalla combustione (scorie e materiali ferrosi) e dalla depurazione dei fumi (ceneri e Prodotti Sodici Residui – PSR).
Le scorie (circa il 21% in peso dei rifiuti in ingresso) sono la parte incombusta dei rifiuti: una volta cadute dalla griglia, vengono raffreddate e – attraverso nastri trasportatori – depositate in una fossa di accumulo. Durante questo percorso, alcune elettrocalamite separano dalle scorie eventuali residui ferrosi (circa 2% in peso), che vengono stoccati a parte per poter essere avviati a riciclo. Le scorie sono trattate in appositi impianti e poi utilizzate come materiale da costruzione (es. produzione del cemento, conglomerati bituminosi).
Le ceneri leggere (circa 2% in peso), invece, derivano dall’attività dell’elettrofiltro mentre i PSR (circa l’1,5% in peso) sono costituiti da ciò che viene trattenuto dal filtro a maniche: entrambi i residui sono di tipo pericoloso, perché contengono sostanze inquinanti, e – una volta stoccati in silos – vengono inviati ad impianti appositi dove sono sottoposti a inertizzazione per poi essere avviati a recupero o a smaltimento.